L’impasse dell’Europa sul problema immigrazione

di Sandro Antoniazzi

È veramente impressionante l’impasse in cui si trova l’Europa di fronte alla questione degli immigrati: i suoi principi di libertà e di difesa dei diritti umani sono sempre più minacciati, se non sospesi o addirittura abbandonati.

In vari modi, tutti variamente criticabili, si cerca di impedire l’ingresso degli immigrati dal Mediterraneo, dai Balcani, dalla Manica, dalle Canarie, dalla Bielorussia.

A questo si aggiungono i respingimenti alle frontiere interne, le cortine di filo spinato, i controlli polizieschi diventati ossessivi.

Gli immigrati che riescono ad arrivare, sfidando i disagi, i pericoli, la morte, vengono poi rinchiusi in centri, che dovrebbero essere di breve permanenza, ma che ora il governo italiano vuole prolungare a 180 giorni (una specie di prigione, senza un qualsiasi provvedimento giudiziario; da qui la sentenza del Tribunale di Catania).

L’Europa ha dimostrato un giusto atteggiamento di accoglienza per i rifugiati ucraini, definendo per loro un meccanismo speciale di protezione temporanea.

Purtroppo, questo è servito alla Polonia per chiedere in contropartita che l’Europa recedesse dai provvedimenti adottati nei suoi confronti a causa della violazione dei principi dello Stato di diritto.

Inoltre, l’iniziativa a favore degli ucraini è stata utilizzata per discriminare gli immigrati provenienti da altri paesi.

C’è stato un chiaro arretramento del diritto, come un altro arretramento si è verificato in Inghilterra (che non fa più parte dell’Unione, ma gli immigrati che respinge provengono dall’Europa) con la proposta politica di trasferire gli immigrati indesiderati in Rwanda.

Infine, la polemica – tipicamente italiana – attorno alle navi ONG; al di là dell’ottusità dei nostri governanti per un’azione che ha l’unico scopo di salvare vite umane, sembra solo un pretesto per ottenere di più dall’Europa e la consueta gara a chi è più a destra delle diverse componenti governative. È evidente che Meloni e Salvini preferiscono le motovedette libiche alle navi ONG: quelle fermano con forza gli immigrati, queste invece fanno il contrario, li portano in salvo.

Si cercano accordi con gli Stati confinanti al di là del Mediterraneo per scaricare su di loro la responsabilità di trattenere l’ondata degli arrivi in Europa; però non vi è nessun controllo e garanzia sui metodi usati per quest’opera e le notizie che si hanno in proposito fanno rabbrividire. È lo strumento oggi privilegiato dalla nostra Presidente del Consiglio: la questione numero uno è frenare le partenze al di là del Mediterraneo.

Ammesso che ciò avvenga o possa avvenire, la responsabilità di ciò che succederebbe in Libia, Tunisia, Turchia non è più nostra, non è più dell’Italia e dell’Europa? “L’Italia non può essere lasciata sola”; allora lasciamo soli gli immigrati che sono quelli che hanno più bisogno?

Non parliamo poi degli accordi e della “solidarietà” tra gli Stati europei per una ripartizione “equa” dei rifugiati; non si è andati oltre qualche timida redistribuzione su base volontaria, continuamente rimessa in discussione.

Occorre però prendere atto che una larga parte della popolazione – stando ai sondaggi e agli spostamenti di voto che si determinano a causa di questo problema – dimostra di aver paura dell’arrivo degli immigrati.

E se è vero che nell’immaginario i numeri sono ingigantiti, che degli immigrati le nostre aziende hanno bisogno, che dove l’accoglienza funziona non avviene nulla dei tanti pericoli paventati, è pur vero che la paura rimane e bisogna realisticamente prenderne atto, come del resto fanno tutte le forze politiche.

Però l’Europa non può rinunciare ai suoi principi e alla sua cultura, pena un arretramento della vita civile dei nostri paesi; dunque, uno sforzo va fatto per assumere una posizione che sia degna della nostra tradizione.

In questa situazione caotica, di governi mal orientati e spesso incapaci e di un’Europa divisa e mancante di una politica adeguata, sarebbe necessario operare per un’ipotesi fattibile di breve e medio periodo, di cui alcuni elementi potrebbero essere:

1.Un’affermazione europea netta che la vita delle persone deve essere difesa e salvaguardata in ogni caso, prima di qualsiasi discussione sulle responsabilità, sulle ripartizioni, ecc … (è ciò su cui insiste Papa Francesco).

2.L’Europa dovrebbe favorire vie legali d’ingresso (corridoi umanitari, liste concordate con le ambasciate) ciò che renderebbe più umani gli arrivi e più accettabili ai cittadini europei, trattandosi di forme legali.

3.Occorre realizzare un maggior potere dell’Europa affinché abbia più voce e più mezzi per portare avanti una linea consona ai propri principi, con maggiore autorevolezza e coerenza.

Rimane il fatto che ci troviamo di fronte a un fenomeno di massa irrefrenabile per i profondi motivi che lo determinano; per cui ogni misura sarà sempre modesta e inadeguata se non si dimostra di voler agire seriamente a livello mondiale per cambiare una situazione di miseria di fame, di guerra, di pericoli, di mancanza di una qualunque prospettiva di sviluppo in cui versa tanta parte dell’umanità.

 

Ottobre 2023,

Sandro Antoniazzi