Un Piano B per i cattolici?

di Sandro Antoniazzi

Al Meeting di Rimini è stato presentato un progetto “politico” per i cattolici, progetto politico non partitico.

I presentatori sono studiosi e rappresentanti di associazioni, ben noti nel mondo cattolico; alcuni di loro (Magatti, Becchetti, Rosina, Bentivogli) anche in passato hanno scritto manifesti per sollecitare un impegno politico-sociale: ad essi si sono aggiunti alcuni nomi illustri, Cartabia, Giovannini, Bruni e rappresentanti di associazioni importanti, Vittadini (CL) e Rossini (Acli), sia pure a titolo personale.

Questa volta l’inizio non è dato da un manifesto, ma da uno scarno comunicato, che esprime le intenzioni dei proponenti.

Si tratta di dar vita a una nuova forma di azione politica, non un partito ma uno “spartito”, che metta insieme pensiero e azione (la quale è già presente nei territori).

Il lavoro svolto dalle realtà cui appartengono gli autori dimostra l’esistenza di un patrimonio di generatività, solidarietà e sostenibilità, fatto di imprese, associazioni, organizzazioni del Terzo Settore che sviluppano un’attività “contributiva” e non estrattiva.

Si tratta di mettere in relazione queste esperienze con parole operative (comunità educante, giustizia riparativa, amministrazione condivisa, comunità energetiche), che costituiscono un riferimento per chi fa politica in vario modo per dare al paese “un orizzonte di felicità e di ricchezza di senso di vivere”.

A questo fine è stato aperto un sito che raccoglierà esperienze ed elaborazioni e che per il momento presenta il disegno di un albero ornato da quelli che dovrebbero essere i temi da affrontare: povertà, lavoro, diseguaglianze, educazione, sussidiarietà, giustizia, Europa…

Abbiamo riassunto la proposta, anzi abbiamo riportato quasi tutto ciò che è stato scritto, che si limita in sostanza a esprimere le motivazioni ispiratrici: non ci sono orientamenti generali, linee di indirizzo, programmi di azione.

In mezzo a tante proposte che partono dalla convinzione che esista un grande mondo cattolico disarticolato bisognoso di interventi ricostruttivi, non si può che augurare a questa nuova iniziativa il miglior successo e soprattutto di aver trovato finalmente il “metodo” giusto per avviare un’esperienza significativa.

Mi sia consentito non esprimere critiche, ma richiamare dei punti che mi sembrano essenziali per qualunque iniziativa politico-sociale rivolta ai cattolici.

I cattolici oggi sono estremamente atomizzati, sono tanti singoli alla pari di tutti gli altri membri della società: anche le associazioni sono attualmente poco rappresentative e al loro interno sono altrettanto divise nelle appartenenze, come al di fuori di esse.

Ciò significa che chi intende oggi costruire o ricostruire ha davanti un compito iniziale imprescindibile: partire dalla base con un lavoro formativo.

Però la formazione oggi – se si vuole costruire un orizzonte nuovo – non può essere una generica formazione alla politica, ma richiede dei criteri rigorosi, che si possono riassumere in tre fondamentali.

Innanzitutto, occorre una “fede”; non il fatto di appartenere al mondo cattolico e di professare la fede cristiana, ciò che oggi non costituisce un’identità determinata, ma la fede in un impegno cristiano nel mondo, motivato e culturalmente solido.

Una volta tutti i partiti (democristiano, socialista, comunista) rappresentavano delle fedi; oggi l’adesione a un partito esprime al massimo una vaga “simpatia”, perché nessun partito ha una cultura, un pensiero.

Non si costruisce nulla se non c’è una fede.

In secondo luogo, occorre una visione e in giudizio sulla società di oggi, ben definiti.

È forse oggi la mancanza maggiore; abbiamo un’infinità di informazioni, ma non abbiamo una visione d’assieme e di conseguenza non abbiamo un’idea su come intervenire.

Ci sono tante cose da fare, ma non ne capiamo l’importanza, il significato, se effettivamente andiamo nella direzione giusta.

In terzo luogo, occorre che la “fede” e la “visione” si trasformino in proposte concrete che contengano gli ideali e che trasformino la realtà nel senso desiderato.

Ogni nuova iniziativa va accolta con fiducia e come segno di speranza; naturalmente che sia in grado effettivamente di soddisfare queste esigenze essenziali è tutto da dimostrare.

Vedremo nel tempo se i presupposti di un’impresa trasformatrice troveranno espressione e conferma nella realtà del paese.


Sandro Antoniazzi