È possibile una collaborazione tra destra e sinistra?

di Sandro Antoniazzi

Vorrei avanzare una timida proposta, che si muove un po’ in senso contrario alle nostre abitudini politiche.

Ci sono tanti contrasti di idee e di concezioni tra i partiti; parlo di destra e sinistra, in quanto rappresentano i due estremi, ma il discorso è generale.

Ma non su tutti i problemi le posizioni si presentano necessariamente conflittuali; spesso poi le differenze vengono accentuate per la necessità di marcare le differenze dagli avversari.

Che l’esistenza dei partiti implichi una tendenza congenita a esacerbare i contrasti – per cui non sono mancate voci autorevoli che ne hanno chiesto la soppressione (valga per tutte quella di Simone Weil) – è cosa risaputa.

Ma, trascurando qui la proposta drastica e inimmaginabile della soppressione, forse è possibile ipotizzare una qualche soluzione parziale di movimentazione dello status quo; poiché non tutti i problemi presentano lo stesso grado di contrapposizione, si potrebbe pensare di individuare una serie di problemi su cui ragionare insieme, individuare soluzioni condivise e cooperare nella realizzazione.

In questi giorni Elly Sclein ha dichiarato la disponibilità a collaborare per affrontare i problemi dell’Emilia-Romagna e si parla della possibilità di un documento concordato sul tema della pace in Ucraina.

Pensiamo al PNRR: la sinistra può svolgere il suo ruolo critico, denunciando lacune e ritardi, ma a quale pro? Interessa di più dimostrare l’inadeguatezza del governo o non invece che il PNRR sia realizzato al meglio a beneficio del paese.

Cercando con buona volontà, non sono pochi i problemi su cui sarebbe possibile un’intesa utile, senza venir meno alle proprie convinzioni, ma anche tenendo conto degli interessi generali.

Del resto, questo governo ha una maggioranza assicurata per oltre quattro anni; l’opposizione può limitarsi al suo ruolo istituzionale di critica oppure, innovando, può decidere di sviluppare un sistema misto di critica su alcuni piani e la possibilità di intesa su altri.

La sanità territoriale è un problema che richiede un intervento urgente e invece i provvedimenti si muovono a rilento: perché non proporre di lavorare insieme per risolvere il problema?

C’è una grande esigenza nel campo del lavoro e della formazione; se invece di milioni di disoccupati e sottoccupati, avessimo un milione di lavoratori professionalmente preparati troverebbero subito lavoro. Ecco un altro tema di interesse generale.

E poi c’è l’eterna questione del settore pubblico: buona parte degli investimenti già decisi fanno fatica a realizzarsi a causa della debolezza della nostra macchina pubblica. Non è un interesse comune modificarla e migliorarla?

Spingiamoci più in là: una volta si parlava di piani e di programmi, cioè di una progettazione che copriva un arco sufficiente di tempo per ottenere risultati strutturali significativi.

È quello che oggi fa l’Unione Europea che propone agli stati membri degli obiettivi da raggiungere entro un certo numero di anni.

Non è possibile pensare a dei piani in settore essenziali come la scuola o la politica industriale?

Anche in una situazione in cui la sinistra si trova in minoranza è bene pensare al futuro e ricercare quali siano i modi più validi per costruire progetti e realizzazioni utili a carattere duraturo e che facciano avanzare le sorti del paese.

 

Sandro Antoniazzi