Una scelta sempre più stringente si impone all’Ucraina e all’Europa

di Sandro Antoniazzi

Oramai è evidente che l’Ucraina è in difficoltà e rischia di perdere ulteriore terreno; le truppe russe più numerose e più dotate di armamenti stanno man mano erodendo la difesa ucraina in alcuni settori del Donbass.

D’altra parte, la dimostrazione più evidente delle difficoltà ucraine viene dal dibattito che si è aperto tra i massimi esponenti europei e della NATO.

Non dimentichiamo che la Nato e l’Europa hanno offerto il loro sostegno all’Ucraina, la quale si proponeva di sconfiggere la Russia e di riconquistare i territori del Donbass (e della Crimea).

Ma se questo non è possibile? Se avviene il contrario, cioè se è la Russia a vincere e dominare?

Chiaramente la situazione impone all’Europa una revisione strategica e non si tratta di individuare soluzione ambigue di copertura: siamo al momento della verità.

L’alternativa che si pone è decisiva: o continuare la guerra elevandone la portata e allargando il quadro, oppure avere il coraggio di aprire un negoziato per trovare finalmente una soluzione di pace (tanto per l’Ucraina, quanto per l’Europa).

Sulla strada di proseguire e allargare la guerra si sono espressi autorevoli personaggi e comandi militari.

Stoltenberg ha detto che la guerra con la Russia continuerà per altri dieci anni, una voce del Pentagono ha dichiarato che se l’Ucraina perde occorrerà intervenire, il presidente della Polonia ha proposto di alzare dal 2 al 3% del Pil l’obbligo degli Stati Nato di spesa in armamenti, l’Unione Europea sostiene che bisogna rafforzare la difesa (anche se tergiversa su finanziamenti) e infine Macron ha proposto di inviare truppe dei paesi Nato (perché all’Ucraina non mancano solo gli armamenti, ma anche gli uomini). Poiché ha trovato un muro di dissenso ha reiterato la proposta aggiungendo che i francesi possiedono la bomba atomica e quindi sono una grande potenza al pari della Russia. (Se non fosse il presidente della Francia e se il momento fosse diverso, verrebbe da ridere per queste dichiarazioni tra il velleitario e l’irresponsabile).

Questo insieme di dichiarazioni vanno tutte nella stessa direzione: prepariamoci alla guerra, non c’è altra soluzione, dobbiamo essere pronti.

Penso sinceramente che, mentre sia giusto continuare a sostenere l’Ucraina (ciò che facciamo poco e male perché gli aiuti sono sempre in ritardo e abbiamo limiti di spesa, senza contare poi che sono bloccati i 60 miliardi di dollari americani, che probabilmente non arriveranno mai), ma sia bene frenare questi istinti bellicosi che ci possono portate a uno sconto con la Russia, dagli esiti imprevedibili, ma in ogni caso catastrofici.

E’ difficile comprendere come sia possibile anche solo immaginare una pericolosissima prospettiva bellicista di questo genere.

L’alternativa è la via del negoziato e della pace, sempre sostenuta con fermezza da Papa Francesco.

In politica occorre essere realisti e prendere atto di come stanno le cose; se l’Ucraina non è in grado di frenare la Russia bisogna aprire una trattativa per salvare il salvabile.

Forse nei primi tempi del conflitto (con la mediazione di Erdogan) si poteva fare del territorio del Donbass una repubblica indipendente, che poi avrebbe deciso liberamente il proprio destino; oggi appare molto difficile, si può però cercare di limitare i danni.

Problema di ancora maggior peso è quello della sicurezza, dell’Ucraina innanzitutto, ma non meno dell’Europa.

Occorre perseguire un Trattato di pace – cui partecipino Usa e Nato, oltre all’Europa e all’Ucraina – che preveda il dispiegamento delle armi tattiche nucleari dell’una e dell’altra parte, come garanzia di un nuovo equilibrio concordato.

L’Ucraina perderà oggi qualche pezzo del suo territorio, in compenso entrerà nell’Unione Europea e sarà aiutata nella ricostruzione.

E’ da escludere, invece, l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, che costituirebbe cause di un conflitto permanente; l’Europa e la Nato possono dare garanzie della sua difesa qualora fosse nuovamente attaccata e si può anche pensare a un intervento ONU per realizzare un corridoio di neutralità o almeno una vigilanza dei confini.

Si fanno delle rinunce, m si ritorna alla pace, si ricostruisce, non si mandano più uomini a morire sotto i bombardamenti, la vita riprende e anche l’Europa invece di sognare guerre, si impegna a lavorare seriamente per la pace, come desidera la maggior parte dei suoi cittadini.

E’ comunque veramente impressionante che di pace parli solo il Papa (la Turchia e la Cina di sono offerte come forze di mediazione); sono del tutto assenti una politica e dei politici che promuovano la pace.

Anche il mondo cattolico è piuttosto fermo, mentre sarebbe il momento di realizzare una grande manifestazione a sostegno della pace e del Papa, rompendo la cortina di silenzio e di indifferenza che domina la situazione: a parole tutti sono per l a pace, ma nessuno si muove per realizzarla.

Misericordia e verità si incontreranno

giustizia e pace si baceranno”, dice il Salmo 85.

Ma la realtà che vediamo è ben diversa:

Odio e menzogna si incontrano,

ingiustizia e guerra di baciano.

I cattolici non possono accettare questo stato di cose. Troviamo i modi per muoverci, per farci sentire, per sostenere sul piano politico la posizione del Papa per l’apertura di un negoziato che porti alla pace.

 

Marzo 2024, Sandro Antoniazzi