Destra, sinistra e il sistema elettorale

di Sandro Antoniazzi

Tanto i sondaggi, quanto i pareri degli esperti e le analisi dedicate ai singoli seggi, danno per certa la vittoria delle destre nelle prossime elezioni politiche.

Del resto, non occorre un particolare acume, né calcoli troppo complicati, per prendere atto che un’ampia parte dei seggi uninominali sarà appannaggio della destra, che si presenta unita e compatta a differenza della sinistra.

D’altronde che poteva fare il PD? Letta ha disperatamente cercato di mettere insieme il più ampio schieramento possibile, cioè le diverse forze presenti, ad esclusione dei 5Stelle (dopo il loro comportamento inaccettabile) e Renzi (uscito dal partito in passato).

L’operazione non è riuscita ed in effetti era difficile, anche se tutt’altro che sbagliata: certo che se ipoteticamente si dovesse scegliere tra Calenda e la sinistra, sarebbe meglio un’alleanza politica con Calenda rispetto a un accordo elettorale con una sinistra del no.

Così si esprime anche Arturo Parisi che, in un’intervista sull’Avvenire, sostiene che il PD doveva allearsi solo coi partiti favorevoli a Draghi, ma poi lui stesso dice che il sistema (elettorale) è bipolare. Ma questo non obbliga a fare alleanze con tutti se si vuole concorrere?

Se contassimo i voti degli elettori, probabilmente destra e sinistra si troverebbero pressappoco alla pari, ma, ciononostante, la destra sembra destinata a vincere nettamente.

E’ facile desumere che ci sia qualcosa che non funziona in questa legge elettorale: legge ibrida – la cui responsabilità è tanto della destra che della sinistra – che risponde a varie spinte in senso maggioritario, bipolare e a favore della governabilità.

Il risultato finale è un pasticcio: poiché il sistema “reale” non è bipolare (come mettere insieme PD, Calenda, Renzi, 5Stelle, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Europa+) il sistema elettorale risulta sbilanciato.

E’ necessaria una precedente realtà bipolare dei partiti perché si possa applicare una legge elettorale bipolare, altrimenti si genera uno sconquasso ed è ciò che sta per accadere.

Fra parentesi: il sistema bipolare è un’idea molto bella, ma di difficile realizzazione e va sparendo di fatto nei paesi europei.

Dunque, nella situazione italiana, sarebbe meglio pensare a una legge proporzionale (con una quota minima di accesso): le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito.

L’ansia per il maggioritario e la governabilità ha portato ad altri provvedimenti elettorali tanto esagerati quanto chiaramente antidemocratici: tutte le liste e i candidati sono decisi a Roma e l’elettore può solo esprimere un sì o un no, ma non esprimere preferenze per i candidati.

Si tratta di vere e proprie prevaricazioni che non hanno alcuna giustificazione: occorre ritornare a liste di candidati decise a livello locale e mettere i cittadini in grado di scegliere i candidati che preferiscono.

Questo è anche un modo – certamente non l’unico, ma efficace – di rivitalizzare i partiti: se i candidati vogliono essere scelti e votati devono impegnarsi a livello locale, farsi conoscere, meritare il consenso, ciò che rende l’intero partito più vivo e la partecipazione più attiva.

Possono certamente manifestarsi consorterie locali (sono sempre esistite) e verificarsi operazioni non limpide: su questo deve vigilare il centro, che ha compiti di controllo e di orientamento.

Se avvengono fatti di questo genere, il problema non è in genere specifico: significa che in quella città o provincia il partito non funziona e dunque l’intervento dovrà essere realizzato a monte per garantire un partito democratico e trasparente.

Se si andasse nella direzione qui proposta, si potrebbe forse realizzare un passo in avanti nella democrazia, tanto nel paese che nei partiti.

 

Settembre 2022, Sandro Antoniazzi