L’Ucraina, la Russia, l’Europa e noi

di Sandro Antoniazzi

Mi sento di intervenire su un problema come quello dell’Ucraina, non certo da esperto che non sono, ma da cittadino; e desidero sottolineare questo prendere la parola da cittadino, perché mi sembra che il popolo abbia rinunciato da tempo a discutere dei problemi internazionali, nel frattempo diventati sempre più importanti.

E questa carenza, questa dismissione del dibattito pubblico, è grave perché consente ai potenti e ai governi di fare le cose più incredibili.

Qualche anno fa c’è stata la guerra in Irak, a cui ha partecipato anche l’Italia, e poi si è venuto a sapere che le prove portate all’Assemblea Onu per giustificare l’intervento erano false. Dovremmo insorgere contro atteggiamenti di questa natura, perché non sono certamente queste le basi su cui costruire i rapporti internazionali.

Ma veniamo all’Ucraina. Pensiamo che Putin si sia svegliato una mattina con idee bellicose decidendo di aprire un fronte di guerra ucraino? Oppure si è svegliato perché gli sono giunte notizie di cui si doveva preoccupare?

Propendo per il secondo caso, perché a me il problema sembra chiaro: in Occidente, Europa compresa, si è cominciato ad avanzare l’idea balorda di far entrare l’Ucraina nella Nato. Questo è ciò che ha mosso Putin e non si può che dargli ragione.

Ricordo ancora che quando ero militare a Bari nel 1962 è stato dato un allarme generale (in Italia!) a causa del conflitto USA-Cuba, in quanto questo paese intendeva installare missili russi sul proprio territorio. Invece installare missili americani su un territorio confinante con la Russia è giusto e opportuno?

Ogni grande potenza vuole, giustamente a mio parere, essere sicura nella propria area e ciò spiega l’atteggiamento della Russia.

Dunque, la soluzione del problema Ucraina non può che essere una sola: l’Ucraina è un paese indipendente, neutrale, “cuscinetto”, che non appartiene né all’uno né all’altro schieramento, che tiene buoni rapporti con entrambi, i quali gli assicurano l’autonomia.

Quanto le posizioni politiche sull’Ucraina siano poco credibili, lo dimostrano due fatti, uno contraddittorio e l’altro grave.

Da una parte l’Occidente, Europa compresa, lancia grida di condanna e di minaccia contro la Russia e dall’altra la si sollecita a rifornirci del gas di cui abbiamo bisogno: ma è un nemico mortale oppure si tratta di un gioco destinato a finire a tarallucci e vino?

In secondo luogo, è intervenuta la Nato, non solo minacciosa ma anche dichiarando che è pronta a intervenire: ma la Nato non è un’organizzazione militare? Chi comanda, i militari o i governi? Se è la Nato a decidere gli interventi militari siamo proprio messi male ed è quanto mai urgente che l’Europa prenda in mano il dossier “difesa” se vogliamo difendere la democrazia al nostro interno, prima che all’esterno.

Al di là dell’Ucraina ci sarebbero tante altre domande che meriterebbero di essere poste.

In Libia siamo stati coinvolti in una guerra che non abbiamo voluto, di cui non si capiscono i motivi, che ha peggiorato la situazione e di cui siamo i primi a pagarne le conseguenze.

L’America, sia con Obama che con Biden, ha deciso di ritirare le sue truppe nell’Asia Minore, perché hanno un costo elevato e gli impegni prioritari sono ora su altri fronti più scottanti, però gli esuli siriani e afghani non vanno negli USA, vengono in Europa.

L’Europa per contenere questo afflusso di immigrati dal Sud Est ha deciso di pagare profumatamente Erdogan, ma per la Libia e il Mediterraneo dove muoiono migliaia di migranti l’Europa non sa decidere nulla.

Non vorrei passare per nazionalista; solo non vedo un minimo di politica seria in campo internazionale, né nostra né dalla nostra alleanza. Tacere significa accettare che le cose vadano così; come diceva Mounier, accettare il “disordine stabilito”.

So bene che si tratta di problemi enormi, ma tacere è sicuramente la cosa peggiore che si può fare.

Iniziare a discuterne significa contribuire a formare una coscienza per una politica che sia maggiormente all’altezza della situazione e dei suoi problemi.

Sandro Antoniazzi