Decalogo per la cultura 2021

di Giuliana Nuvoli

 

1. La cultura non è mai contro

Il termine deriva dal latino colĕre: coltivare.

La coltura è quella paziente del contadino che nutre la terra e la cura per far crescere il cibo che terrà in vita sé, i suoi familiari e gli animali domestici.

La coltura è quella del giardiniere che cura i fiori e crea profumi e bellezza.

La coltura è quella che crea e mantiene in vita i rapporti di amore e amicizia fra gli esseri umani.

E se guardiamo più attentamente nel vocabolario, troviamo che, in alcune forme il verbo significa anche onorare, venerare.

Il senso delle parole non è mai accidentale: ha dietro e dentro di sé una storia e una stratificazione che non può essere ignorata. E chi intende occuparsi di cultura deve averla ben presente.

Si coltiva per far crescere, per creare: non per distruggere.

 

2. Non cercate di ricoprire un ruolo: abbiate qualcosa da dare

La Treccani dà la seguente definizione di cultura: “L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo.”

Cercate dentro di voi qual è la cosa che più vi caratterizza e che altri, con le stesse modalità, non potrebbero dare. Non esistono due individui identici; e non possono esistere, dunque, due identici operatori culturali.

Se cercate solo “un posto al sole”, rovinerete in poco tempo. L’ambizione, il desiderio di visibilità, l’amore di se stessi sono estranei alla cultura, se rappresentano il motore principale dell’azione. I fantocci di cartapesta cadono in fretta.

 

3. Cercate di conoscere a fondo Milano o il vostro municipio e mettete a fuoco un elemento che lo caratterizzi

Per l’area metropolitana milanese il problema è complesso: lo è meno se facciamo riferimento ai singoli Municipi, aree artificiali è vero, che contemplano, però, quartieri con fisionomie e storie riconoscibili. Naturalmente potrete individuare più di un elemento di interesse: valutatene la portata in relazione alla storia, alla sua efficacia nel presente, alle possibilità di sviluppo nel futuro.

 

4. Create un festival relativo a quell’elemento

Individuato un elemento che caratterizzi il territorio, create un evento da ripetere nel tempo, che diventi un appuntamento per gli abitanti del Municipio e per l’intero Comune di Milano, allargando in seguito i confini all’area metropolitana.

L’elemento può essere di natura varia, legato alla coltivazione della terra, all’artigianato, all’arte, a sodalizi o associazioni, a istituzioni, a personaggi…. L’importante è che gli abitanti vi si riconoscano, per partecipare.

 

5. Equilibrate fra le varie espressioni delle arti: arti figurative
(pittura e scultura), musica, danza, canto, letteratura e poesia, visual arts, etc.

Ognuno di noi ha conoscenze e competenze diverse e, istintivamente, tende a operare nell’ambito di esse. Questo è errore da non commettere: il correttivo, ovvio, è quello di creare uno staff di persone che abbiano competenze in ambiti diversi, demandando a loro (sotto la vostra supervisione) l’organizzazione delle attività relative al loro ambito, che verranno armonizzate con quanto direttamente gestite.

 

6. Individuate altre forme di espressione culturale: artigianato, etc. con attenzione ai contributi di altri paesi.

La cultura è un contenitore caledoiscopico, che muta di continuo con il passare del tempo e l’allargamento dello spazio. Tutte le forme espressive che aumentano (e migliorano) le nostre conoscenze hanno diritto di esservi ammesse. L’operazione necessaria è quella dell’innesto: possono nascere nuovi frutti – saporiti – solo se l’incisione nella pianta accogliente viene effettuata nel luogo opportuno, e se i due elementi (di partenza e di arrivo) sono compatibili.

 

7. Fate interagire modelli “alti” con espressioni estemporanee, naif, di piazza. la cultura ha bisogno di riferimenti d’autore.

Non tutto è cultura, non tutto è arte. La sperimentazione pop è buona cosa se contribuisce a far star bene i singoli individui o i piccoli gruppi: ma non bisogna scambiare la scrittura di un diario, il ritornello di una canzonetta per poesia; né l’acquarello del dilettante per un bel quadro; né quattro battute improvvisate per una sinfonia. Fare cultura comporta il saper distinguere tra il bello e il mediocre, tra il modello che può costituire un canone e il prodotto che dura un giorno. Saranno i riferimenti “alti” a guidare i prodotti popolari e a interagire costruttivamente con essi.

 

8. Cercate luoghi storici da potenziare (se già recuperati) o da riportare alla luce.

La storia del territorio servirà da guida nella ricerca di edifici, piazze, parchi, scorci che funzionino da cardine tra passato, presente e futuro. Molti edifici sono già stati recuperati e ristrutturati, a Milano; molti altri sono in attesa. In questa ricerca attivate la popolazione locale, sopra tutto coloro che vi abitano da più tempo: arriveranno indicazioni e consigli preziosi. E fate in modo che ogni edificio che utilizzerete acquisti un nome e una identità proprie e riconoscibili.

 

9. Aprite un sito, un blog o simili che creino una traccia delle attività svolte e che siano luogo di dialogo col territorio

Il web è luogo di comunicazione ormai irrinunciabile: aprite un sito, una piattaforma, un blog (lo strumento che risulta più efficace) e rendete conto di quanto viene fatto almeno una volta la settimana.

Lasciate uno spazio all’intervento rapido e diretto dei cittadini.

Create una piccola squadra, all’interno della quale ognuno abbia un compito diverso, valutando le singole abilità e attitudini, in particolare quella di dialogare e di rispondere alle domande in modo opportuno.

 

10. La cultura crea ricchezza

Non dimenticare che la cultura, opportunamente sfruttata crea ricchezza. Le modalità sono disparate:

  • prodotti artistici e artigianali (mostre e fiere sono luoghi efficaci e di antica memoria);
  • edizioni cartacee e on line di guide, monografie, cataloghi;
  •  visite guidate con percorsi creati ad hoc;
  • filmati, documentari, film da inserire on line o trasferire su CD, chiavette, etc.
  • partecipazione a bandi locali, regionali, europei….

… e, naturalmente, altro ancora.

Da non dimenticare il BARATTO: favorite gli scambi fra arti e realtà diverse. A costo zero si possono imparare molte cose, e creare contenuti fantastici per il tempo libero: io insegno questo e te… e tu insegni quello a me….


Il DECALOGO, nei suoi dati essenziali è questo.

Ma vi sono alcune cose da non dimenticare, che rappresentano il postulato iniziale di tutto: volate alto.

  • Interagite, per quanto possibile, con le opposizioni: tutti possono dare validi contributi e idee costruttive.
  • Rispondete con la gentilezza all’aggressività: solo i mediocri, e chi non ha niente da dire o dare, aggrediscono, insultano e cercano di distruggere l’antagonista.
  • Ricordatevi che, sui tempi lunghi in particolare, la gente va dietro a chi dà serenità e sicurezza. Anche se l’attuale panorama politico sembra andare in altra direzione, gli “urlatori” e i “guastatori” sono destinati a vita breve…. E poi: fare politica, e politica culturale, deve creare benessere. La vita è troppo breve per non cercare per noi e per gli altri qualche piccola strada, qualche anfratto, qualche angolo che dia almeno un po’ di felicità.

Guarda il video del decalogo: I consigli di Giuliana Nuvoli a chi si candida a portare cultura nei municipi