Alla Comasina e alla Bicocca, le panchine si tingono di rosso per una milano più giusta

di Paolo Petracca

 

| Oggi a Milano, alla Comasina e alla Bicocca, si inaugurano nuove panchine rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. È un fatto importante che pone l’attenzione su un fenomeno drammatico che non deve essere in alcun modo sottovalutato.

L’ISTAT rileva che nel nostro Paese nel 2019 le donne uccise da un uomo sono state 111, l’88,3% delle quali ha perso la vita per mano di una persona conosciuta (nella stragrande maggioranza dei casi un familiare nella restante parte un collega o il datore di lavoro).

I dati delle morti sono però solo la punta dell’iceberg delle segnalazioni giunte al 1522 che nel 2019 sono state oltre 30.000 e che denunciavano violenze fisiche o psicologiche. E chi trova la forza di chiamare le strutture di assistenza è solo una parte delle vittime.

Lo scorso 18 maggio sempre l’ISTAT ha reso noto che il lockdown ha avuto l’effetto di far detonare situazioni pregresse. L’aumento consistente delle chiamate all’utenza dedicata è stata pari al 79,5%. Nel rapporto annuale della Lombardia del 2020 si evidenzia poi che tra i mesi di marzo e giugno la nostra regione è stata quella con il maggior numero di chiamate, 2055 in totale, raddoppiate (+118,8%) rispetto allo stesso periodo del 2019. Ed inoltre che delle 1913 donne prese in carico (ovvero che hanno usufruito di servizi specialistici erogati dai Centri antiviolenza) il 43,4% non lavora e coloro che hanno un’occupazione nella quasi totalità hanno un reddito molto inferiore alla media e non sufficiente alla propria autonomia.

In base a questi dati dunque in una città come Milano approssimativamente una donna su 800 ha trovato la forza di comporre il 1522 e nella maggior parte delle situazioni si trattava di persone con scarse opportunità lavorative ed economiche. Una realtà inaccettabile che deve trovare una risposta sociale ed istituzionale molto decisa, molto efficace e che insista sia sugli effetti e sia sulle cause del fenomeno.

Potenziare l’informazione, sostenere la rete dei Centri antiviolenza ed i percorsi di autonomia che essi sono in grado di innescare (con tutto l’insieme di servizi di accompagnamento che questo implica) è doveroso: Stato, Regioni, Comuni devono collaborare in termini di risorse adeguate da destinare, di raccordo tra gli interventi e di armonizzazione delle competenze.

Per contrastare tuttavia alla radice questa piaga sociale occorre innanzitutto: promuovere l’occupazione femminile, equiparare realmente stipendi e carriere, lottare contro la povertà educativa, in particolare nei luoghi marginali delle nostre comunità.

Quelle panchine rosse che oggi si inaugurano con su scritto “non sei sola” e con sovraimpresso il 1522 siano dunque un monito per chi ha più responsabilità per indirizzare il nostro modello di sviluppo, stimolato da un intervento pubblico quattro volte superiore al valore attualizzato del Piano Marshall, verso una crescita fondata sulla redistribuzione, perché di questo abbiamo principalmente bisogno.

 

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