di Aldo Gasparini
Da oggi 11 maggio 2024 fino al 19 maggio riparte il progetto “Dodici Perle” in 150 chiese della Diocesi di Milano, con aperture, visite guidate, concerti, cammini (vedi il programma sul sito Chiesa di Milano).
Questa interessante iniziativa richiama l’attenzione sulle chiese di tutta la diocesi, per quanto riguarda Milano mi rifaccio alla mia personale e limitata esperienza (alla quale spero che ognuno aggiunga la propria), che mi ha portato a visitare, in tempi diversi, la quasi totalità delle chiese storiche milanesi e molte di quelle periferiche.
Le chiese della città di Milano sarebbero, secondo un sito web,169; nel 1288, secondo quanto scrive Bonvesin de la Riva in “Le meraviglie di Milano”, erano ca.200, escluso il contado e i Borghi Santi; il sac.Carlo Ponzoni -nel 1930 in “Chiese di Milano”- ne elenca 192, diverse delle quali nel frattempo scomparse, mentre molte chiese nuove sono sorte, particolarmente ad opera degli arcivescovi Schuster e Montini, per far fronte all’espansione vorticosa della città. Quanto alle chiese antiche, il libro “Milano le Chiese scomparse” di M.Caciagli del 1997, ne elenca una trentina, partendo dalle più antiche S.Tecla e S.Maria Magggiore, (sostituite dal Duomo); tra le altre maggiori, S.Giovanni in Conca (per aprire via Larga), S.Maria della Scala (per l’omonimo teatro), Santa Maria di Brera (per la pinacoteca e accademia di Brera), San Francesco grande (divenuto caserma), S.Dionigi (una delle chiese fondate da Ambrogio, demolita per ampliare i giardini pubblici). Le chiese milanesi erano state travolte dalle riforme austriache di fine ‘700, con la soppressione di molte comunità religiose ritenute inutili (fra le quali quella olivetana di Viboldone), e più ancora da quelle rivoluzionarie francesi di pochi anni dopo; sorvolo sulle conseguenze dei molti “restauri” che hanno convolto, fra ‘800 e ‘900, molte chiese; conseguenze altrettanto pesanti, dopo l’Unità d’Italia e nel ventennio fascista, a causa della demolizione di interi quartieri medievali per trasformare Milano in metropoli moderna: a Milano vale il detto “fa e disfà l’è tutt un lavurà”, e di molte chiese (S.Maria Beltrade, S.M.Fulcorina, Santa Marta, S.Calocero…) è rimasto solo il nome nella via dove sorgevano. Anche nel dopoguerra, dopo le ricostruzioni conseguenti ai bombardamenti, si è proseguito con la distruzione di vecchie chiese, a volte non giustificabili come quello della SS.Trinità per costruirne una nuova (si è salvato il campaniletto romanico, inserito in un condominio di via Giannone). Prendendo ad esempio i miei ricordi familiari, sia i miei genitori che altri parenti abitavano nei quartieri popolari accanto al Duomo, che vennero demoliti con l’apertura della via Larga e di piazza Diaz, distruggendo anche le chiese di S.Giovanni in Laterano e S.Giovanni in Conca (una delle maggiori chiese paleocristiane e medievali di Milano, un moncone della cui abside fa ora da spartitraffico: mio nonno mi portò nel 1949 a vedere, con rammarico, le fasi della sua definitiva distruzione); in via delle Ore, dove nacque mia mamma, la chiesa palatina di S.Gottardo -semidistrutta dal Piermarini- è ora inserita nel percorso del Museo del Duomo, di fatto chiusa. Dopo la guerra, trasferitasi la mia famiglia in periferia al Corvetto, ricordo la mia prima chiesa di viale Lucania: chiusa e dismessa dopo la costruzione di una moderna più capiente, grazie a privati è stata -da poco- riaperta come auditorium; più sfortunata la vicina chiesetta medievale (monumento nazionale, con affreschi del 3/400) di S.Anna in Castagnedo, dolosamente distrutta dal costruttore del palazzo uffici ex INPS. Poco lontana, quella di Nosedo dei SS.Filippo e Giacomo, è stata salvata da due coraggiose suore che hanno occupato e trasformato in luogo di accoglienza la attigua cascina abbandonata, fondando “Nocetum”, luogo di carità, preghiera, cultura, grazie anche al lavoro di volontari (la chiesetta col restauro ha rivelato tesori di sepolture e affreschi medievali, ed è costantemente aperta, parte di un luogo vivo). Quando ero bambino, ricordo che la casa dei miei nonni era sempre aperta, l’uscio veniva chiuso solo di notte, e anche le chiese, nel mio ricordo, erano sempre aperte; io ero affezionato ad una in corso di Porta Romana vicino alla scuola che frequentavo, la chiesa trecentesca di San Pietro ai pellegrini (con ospizio per i pellegrini romei, fondata da Bernabò Visconti): da qualche anno è stata chiusa e trasformata in abitazione privata.
Abitando nel Sud Milano, negli anni ’50 la campagna, costellata di cascine- che comprendevano quasi sempre una chiesetta-, iniziava al Corvetto dal Porto di mare, toccando Chiaravalle fino a Viboldone e oltre fino a Melegnano, lungo il Lambro e la Vettabbia; nonostante la generosa lotta di molti cittadini, (in qualche caso coronata da successo come a Nosedo, al mulino di Chiaravalle, in zone vicine al Campazzo, Campazzino e al Ronchetto), con i cambiamenti nell’agricoltura e l’espansione della metropoli molte cascine sono scomparse con le loro chiese; tra queste ricordo quella della cascina -trasformata in sexishop- di fronte all’IKEA di San Giuliano; e nuove iniziative di “valorizzazione” del territorio (vedi l’ipotesi di stadio del Milan a S.Francesco di S.Donato) sono sempre in agguato. Quanto a Viboldone (S.Giuliano milanese), gli Amici dell’Abbazia (associazione fondata nel 1992) dai primi anni ‘90 hanno lottato -insieme al monastero- contro il progetto di un enorme insediamento abitativo al posto del borgo agricolo a ridosso della medievale chiesa (punto involontario di attrazione del progetto), progetto che avrebbe snaturato il luogo violentando la sua storia, l’ambiente naturale e le caratteristiche dell’insediamento monastico. I pochi abitanti sono stati allontanati e le attività agricole delle cascine soppresse dal proprietario, ma il progetto è stato respinto, grazie anche a vincoli che si è riusciti a far porre dallo Stato e, in qualche caso, dal Comune di S.Giuliano; purtroppo, nonostante decennali tentativi che hanno dovuto coinvolgere le amministrazioni locali, tentativi più volte arrivati vicino alla soluzione, non si è riusciti a far rinascere il luogo nel rispetto della sua storia e bellezza; le poche case e le due cascine sono abbandonate, ma Il monastero e gli amici non si sono arresi e restano vigilanti. La presenza di persone, di una comunità viva, è quello che ha consentito all’antica abbazia di continuare a vivere, e gli amici aiutano ad accogliere e guidare* i visitatori, facendola conoscere e amare.
*(Anche Viboldone, diversi decenni fa luogo isolato di silenzio, è divenuto più recentemente meta turistica, oggetto come altre abbazie vicine di un turismo a pagamento, spesso frettoloso e superficiale, inappagante: caratteristica delle visite condotte dagli amici è l’assoluta gratuità, e il tentativo di offrire chiavi di lettura del monumento più complete e profonde).
Sulla base delle mie osservazioni, un po’ datate e da verificare, per le chiese storiche maggiori e per quelle parrocchiali o cappelle all’interno di ospedali ed enti, il problema della chiusura è poco sentito, nonostante l’evidente minor frequentazione. Questo grazie anche a volontari (in particolare del TCI) e alla scelta di affidare alcune chiese, altrimenti forse chiuse, ad altre comunità cristiane.
Attualmente, solo sul Duomo (compreso scavi, tesoro, museo, terrazze) si è sviluppato un grande business: anche l’interno è visitabile solo con biglietto, salvo la navata sinistra riservata alla preghiera, dove si trova anche la tomba del cardinale Martini; altre chiese normalmente aperte vicino al Duomo sono S.Raffaele (adorazione perpetua del Santissimo Sacramento), S.Fedele (anche chiesa d’arte dei Gesuiti), S.Giuseppe ( capolavoro del Richini, con orari limitati), S.Carlo al Corso (Servi di Maria), S.Babila, S.Stefano (affidato ad una comunità sud americana), S.Maria al Castello, S.Tommaso; verso est, S.Maurizio al Monastero maggiore (musealizzata, ingresso gratuito), Santa Maria delle Grazie (solo il Cenacolo a pagamento), Sant’Ambrogio, S.Vittore, S.Vincenzo in prato; in direzione delle basiliche di S.Lorenzo e S.Eustorgio, Santa Maria presso S.Satiro, il Santo Sepolcro (complesso Ambrosiana: la chiesa inferiore si visita a pagamento), S.Sebastiano, S.Giorgio al palazzo, S.Bernardino alle monache (con giorni e orari di apertura limitati a cura di volontari); verso nord, le grandi e importanti chiese del Carmine, di S.Marco, S.Simpliciano, S.Angelo, Santa Maria incoronata; verso sud la basilica di S.Nazaro, S.Calimero, S.Eufemia e il santuario di Maria presso S.Celso; più lontane, S.Maria al Casoretto, sui navigli S.Cristoforo e la Chiesa rossa, sulla Martesana la Chiesa rossa di Crescenzago; verso est, S.Maria della Passione, S.Pietro in Gessate (da restaurare con urgenza), S.Maria della Pace (aperta una mattina al mese), S.Barnaba, mentre la vicina Rotonda della Besana (ex chiesa dell’Ospedale) è ormai un museo; molto discutibile la sorte di una delle chiese artisticamente più importanti, la cinquecentesca chiesa monastica di S.Paolo converso, concessa a privati per uso commerciale e non visitabile. Le chiese milanesi sono generalmente ben tenute, restaurate, alcune con pregevoli interventi contemporanei (ad esempio, i neon di Flavin alla nuova Chiesa rossa, gli affreschi di Valentino Vago in S. Giovanni Laterano, le vetrate di Costantino Ruggeri agli Angeli custodi, la Via crucis di Biancini alla Madonna di Fatima, le sculture di Nicola Sebastio in S.Nereo e Achilleo). In questo improvvisato elenco, ho evidentemente tralasciato diverse altre chiese anche centrali, oltre a quelle più periferiche, ma in genere aperte in quanto parrocchie; molte chiese storiche di Milano (fra cui S.Antonio, S.Maurizio, S.Satiro, S.Vittore, la cripta di S.Giovanni in conca) che rischiavano di rimanere chiuse, sono aperte grazie ai volontari del TCI. Di grande importanza anche ecumenica, è stato l’affidamento di antichi luoghi di culto ad altre Chiese cristiane, in particolare ortodosse, presenti a Milano (come S.Nicola al lazzaretto, S.Vito al Pasquirolo, S.Maria della Vittoria, S.Pietro celestino, l’oratorio di via S.Antonio; S.Stefano alla comunità sud americana) e l’ospitalità, in altre chiese, di comunità cristiane straniere; questo saggio utilizzo di antiche chiese si è rivelato alternativo alla loro chiusura, distruzione o utilizzo commerciale, e risponde allo spirito di accoglienza che dovrebbe caratterizzare Milano.
Aldo Gasparini