Cristiani sociali per il futuro di Milano

di Paolo Petracca

Il cattolicesimo democratico, sociale, riformista a Milano è una presenza viva (che affonda le sue radici nei secoli), fondamentale per il progresso civile della nostra comunità.

E’ un dato di fatto importante che spesso si fa fatica a riconoscere. Ciò avviene sia all’interno della Chiesa, sia nell’opinione pubblica senza dimenticare il mondo della comunicazione. A mio parere non si pone la dovuta attenzione rispetto a un fenomeno ancora così ricco di leadership diffuse e capaci.

La storia ambrosiana, dalle sue origini, è stata segnata da figure, movimenti sociali e politici cattolici di assoluta rilevanza; mi pare questa la mera constatazione della verità storica. Ancora oggi, in ambito politico amministrativo, si può contare su una quota molto rilevante di sindaci, assessori e consiglieri di centro sinistra attivi in tutta la città metropolitana i quali, prima di intraprendere l’avventura al servizio delle istituzioni, si sono formati nei movimenti, nelle associazioni, nelle realtà ecclesiali di natura educativa e/o solidaristica oppure direttamente nel servizio laicale parrocchiale. La Chiesa ambrosiana con le sue diverse opere sociali rimane la più grande palestra formativa all’impegno civile presente sul territorio. E’ tuttavia un dato di fatto come difficilmente i numeri uno delle posizioni di potere, sia in ambito politico sia in ambito economico, siano persone che hanno fatto questi percorsi.

Dopo l’enorme lezione che la pandemia ha posto all’attenzione dell’umanità intera a Milano abbiamo bisogno di pianificare comunitariamente i quartieri, le città, e di progettarne insieme la trasformazione, ma anche la gestione e la manutenzione. Non è un processo semplice, richiede un cambio di mentalità, un nuovo quadro normativo, una nuova presa di coscienza politica capace di produrre una forte pressione tale da modificare i momenti e i percorsi decisionali.

Milano ha necessità di spostare risorse e persone dal comunicare al fare cose concrete, e quindi in primissimo luogo di riorientare il proprio futuro verso la produzione (industriale, sociale, culturale e di ricerca).

In un processo di trasformazione tanto complesso credo che gli amministratori locali, i leader dei corpi intermedi (del settore privato e del nonprofit), il mondo accademico e i dirigenti della pubblica amministrazione cresciuti all’ombra di un campanile, ma aperti alla contemporaneità e a nuova prospettiva europea siano una risorsa particolarmente formata e molto efficace per dare vita a un futuro più umano, più giusto e più sostenibile rispetto all’ attuale (al netto delle sfavillanti narrazioni di cui spesso ci siamo resi responsabili in questi anni).

E’ necessario ricostruire forme di identità e confronto culturale autenticamente riformiste, non solo di matrice cattolica democratica. In particolare tuttavia credo il contributo di quest’ultima sia indispensabile.

 

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